DIARIO

Filicudi - giorno 11
31/05/2023


Teresa è arrivata sull’isola da un paio di giorni e alla prima mattinata libera si è presa tre ore per andare e tornare da Fossa Felci. 

Me lo racconta come il suo posto (per pensare, svagarsi, ...) , e questa cosa mi piace proprio. 


Sento che per lei è un posto dell’anima, e voglio andarci anche io. 


Io, il solito Luca e lei ci siamo dati appuntamento alle 8.30 per la colazione per poi partire.

Siamo tutti un po’ in ritardo, ma alle 9.30 siamo pronti all’imbocco del sentiero.


Fossa Felci è il punto più alto di Filicudi (770 mt) e dicono che la vista da lassù sia incredibile.


Per arrivarci ci sono le solite mulattiere, poi i gradini, poi il sentiero, in certi tratti nemmeno quello. Quello che non manca sicuramente sono le felci, le piante, i fiori. 

Si dice che a giugno l’isola così verde non se la ricordava nessuno.


Quando partiamo, la cima - la nostra meta - è avvolta nelle nuvole, ma il tempo cambia velocemente, quindi possiamo aspettarci di tutto.

Per fortuna non è ancora caldissimo, c’è un po’ di vento e i gradoni sono meno faticosi di quello che mi aspettavo. 


Dobbiamo salire di quasi 500 mt in pochi kilometri, inizio a raccogliere i fiori che trovo intorno e ne faccio un bel mazzo. Poi lo lascerò in cima, per rifarne uno nuovo al ritorno. 


Mi piace raccogliere i fiori per la strada e comporli come vengono, 

che poi boh chissà se sarebbe meglio lasciarli lì.


Ci mettiamo un’ora e mezza ad arrivare, 

le nuvole non se ne sono andate quindi il paesaggio non è un granché. 


Mi ero portato il drone ma mi rendo conto che non è il caso, a 50 mt di distanza si perde nel grigio e per farlo tornare ci metto un po’.


Si vede comunque Alicudi, con un cappello di nuvole in testa.


La cima vale la fatica. Credo anzi che tutte le cime valgano la pena. 


Ci riposiamo mezz’ora, ci perdiamo in discorsi seri e sciocchi allo stesso tempo, 

poi è tempo di tornare.


La discesa è più semplice, ci mettiamo meno di un’ora,

anche a Fossa Felci posso mettere la spunta verde, fatta.


Rimangono Siccagni e Ficarrisi, che devono essere forse i posti più belli.


Torno, doccia, pranzo.



A pomeriggio mi metto d’accordo con Luca, 

ho voglia di vedere dal vivo i suoi lavori, so che mi piaceranno.


Trovare casa sua non è semplicissimo, trovare le case in generale non è facile, 

non essendoci strade ma cercando di farsi capire a incroci. 


Lo trovo nella veranda ad aspettarmi, lavora per terra e ha una ventina di timbri e 5 tamponi di colore sparsi per la stanza. 


Sta portando avanti un progetto dal titolo “Lo Stato” che mi piace parecchio.


Facciamo una bella chiacchierata, faccio un po’ di riprese che non so quando avrò tempo di montare, poi scendiamo insieme al Saloon verso le 7. 


Le solite chiacchiere, la solita gente, più i soliti nuovi.

Stretto e Messina sono le birre che vanno di più e Antonio ormai sa già cosa prendiamo. 


Per cena ci uniamo ad alcuni amici e mangiamo a Villa la Rosa, 

poi Guido ci aspetta per un torneo di biliardo che durerà fino alle 3.


Ho una regola, da qualche settimana: non voglio rifiutare 

quasi nessuna proposta che mi viene fatta


Cerco di tenere a bada la mia FOMO così.