DIARIO

Filicudi - giorno 5
25/05/2023


Camminata di salute delle 6.20, ma chi me l’ha fatto fare. 

Sono stanco, ma il bar apre alle 7.45, bisogna essere attivi alle 7.15 per l’apertura.


La mattina è sempre la solita colazione con gli habitué e qualche turista,
poi si prepara il pranzo. 


Arrivano decine di persone, tornate da varie passeggiate,

mi ricordo dieci anni fa quando facevo la stagione che ero tutti i giorni lì, nel caldo, a sperare che arrivasse meno gente possibile 


e invece puntualmente i locali erano sempre pieni.

Lavorare a pranzo per me è peggio che lavorare a cena,
soprattutto d’estate, sopratutto in Sicilia.


A pomeriggio c’è un incontro con Riccardo Gullo, il Sindaco di Lipari - e quindi anche di Filicudi.


Assomiglia un po’ a Nanni Moretti,
ma con barba e capelli bianchi, è una persona veramente in gamba. Si è preso - e lo fa ciclicamente - una mezza giornata per dedicarsi alle problematiche della seconda isola meno popolata delle Eolie, per raccontare i nuovi progetti e piani regolatori e ascoltare la cittadinanza. 


Ascolta e risponde a tono a tutti. 


Ha una bella energia e come sempre mi capita, penso che la politica - se fatta bene - sia veramente importante. 

La serata sarebbe dovuta essere tranquilla finché non è arrivato Massimiliano, un ragazzo di qua, che mi ha invitato da Guido a giocare a biliardo. 


CHE FIGATA, penso.
Sono qua da nemmeno una settimana e già mi invitano a casa,
sono super felice di come sono stato accolto. 


Guido è di Salerno, ma vive alle Eolie da più di 30 anni.
Fa un po’ di tutto, ma soprattutto ci sa fare con i ragazzi.

Mattia, che ha un anno meno di me e fa il falegname, mi racconta che casa di Guido li ha salvati, soprattutto durante l’inverno. È un luogo di aggregazione, dove ogni sera si possono incontrare, bere una birra e giocare a biliardo. Perché Guido ha sacrificato tutti i metri quadri liberi del suo monolocale per allestire una sala semi professionale da gioco. 


Sono tutti bravissimi, io non so nemmeno tenere la stecca in mano.

Mi vergogno e spero di non dover giocare, ma ovviamente mi tocca. 


Alla fine ho cercato di non fare danni e non ne ho fatti: il panno del tavolo non si è strappato, ma chi era con me ha perso sempre. Daje. 


Torno a casa alle 2.30, il giorno dopo la sveglia è, ovviamente, alle 6.30.