Olanda (2017)

Ho vissuto un anno in Olanda, tra Eindhoven e 's-Hertogenbosch, per il Servizio Civile all'estero.
Ho lavorato al Pub - un centro diurno per senza fissa dimora - e più approfondivo l'amicizia con le persone più sentivo la necessità di associare alle storie anche i volti.

 Ho  deciso di realizzare una serie di ritratti che raccontassero la bellezza e la normalità dell'imperfezione.

Da qui sono nati il progetto fotografico seguente e la storia di Rob.

Il Pub

Rob è un signore sulla sessantina, un passato tra esercito olandese, guerra in Iraq, qualche anno di carcere per coltivazione illegale di marijuana, un paio di case sequestrate e tanti debiti con lo stato olandese, 12 anni di vita in Messico - dove racconta essersi sposato 3 volte e aver avuto 5 figli - un ritorno poco felice in Olanda e una ragazza che lo sta aspettando per sposarsi nelle Filippine. 

Ha pochi capelli grigi e un sorriso stampato, tanta voglia di raccontare, di parlare, di discutere e litigare. Non è stato difficile farci amicizia, già dal primo giorno in cui mi sono presentato come volontario ho provato a chiedermi per quali motivi fosse finito in strada. 

Rob vive a Inloopschip, un ostello sociale della città di Den Bosch, che ospita chi non ha altro posto dove andare. Ha un armadietto in cui tiene ordinatamente i pochi vestiti che possiede, ma lo spazio per il resto manca sempre. 

Nella giacca con cui lo vedo tutti i giorni ogni tasca è organizzata alla perfezione e contiene qualcosa: a sinistra deodorante e profumo, a destra shampoo e bagnoschiuma, nella tasca interna schiuma da barba, lametta e spazzolino. 

Un altro armadietto non se lo può permettere e così si arrangia come può. Nell’ostello non si può fidare di nessuno, mi racconta che i più cattivi sono pronti a portarti via pure la saponetta, ma lui ha lucido in mente il pensiero che tra pochi mesi partirà di nuovo per le Filippine, cosa sarà mai portarsi dietro qualche flacone ogni giorno. 

Lo vedo almeno 3 volte a settimana e mentre gli altri vanno e vengono lui c’è sempre ed è pronto ad aiutare. È un tipo educato, spesso un po’ tra le nuvole, ma è difficile che possa creare problemi a qualcuno. 

Al Pub ho iniziato ad andarci volentieri poco tempo fa. Si tratta di progetto ricreativo per persone con problemi di diverso tipo, da tossicodipendenti ad alcolisti, senzatetto, persone sole o che attraversano temporaneamente problemi economici o relazionali. 

Se vogliamo dire la verità, è un postaccio: non è facile entrare in relazione con chi è sempre in allarme sulla persona che ha davanti, con chi la sera prima ha bevuto troppo o magari si è anche fatto. Con chi non si lava spesso, con chi ti chiede soldi perché è il suo compleanno e vuole tirare cocaina, con chi ha difficoltà a ragionare e se non lo ascolti ti urla dietro. Eppure a questi posti, dopo un po’, ti ci affezioni. 

Almeno io, ogni giorno mi rendo più conto di quanto sia importante per queste persone avere qualcuno che le ascolta, e se può, le aiuta. E, a loro modo, ti vogliono anche bene, apprezzano che tu spenda del tempo con loro, che ti sporchi le mani con loro e condividi colazione e pranzo con loro. Perché al Pub non si gioca a carte: si va nel bosco, si tagliano alberi e si vende la legna da bruciare. Con -10° umidi si sta di fuori, scaldandosi trasportando tronchi, facendo a gara di chi solleva quello più pesante. Qualcuno con le scarpe di tela rotte, qualcuno pure senza giacca, coi piedi gelati ma la voglia di non arrendersi alla vita. E riprovare a volare in alto. 


UN CENTRO SOCIALE PER CHI VIVE IN STRADA 

L’abbreviazione Pub sta per "Pastoraal Uitzend Bureau" letteralmente "Agenzia interinale pastorale", un progetto per ragazzi di strada nato nel 1998, attualmente frequentato tra le 25 e 35 persone al giorno, sostenuto dal comune di Den Bosch. La città conta circa 140.000 abitanti e si stima che ci siano tra le 80 e le 100 persone che vivono stabilmente in strada. Si tratta dell’unico centro sociale a Den Bosch che fornisce un’accoglienza ed un’alternativa alle persone “al primo livello”, cioè a coloro che vivono per strada: per alcuni è un luogo dove fare colazione, per altri un posto di lavoro. La struttura è aperta dalle 8.30, quando viene fornita la colazione, all’ora di pranzo, ed al suo interno sono attivi diversi progetti: una ciclo-officina, un progetto per il mantenimento del verde pubblico, un progetto di pulizia delle strade ed uno di espressione artistica. Ci sono regole strette rispetto all’uso ed abuso di alcol e droghe: non sono accettate persone con un alterato stato psicofisico e al presentarsi della situazione le persone in questione vengono allontanate e riaccettate i giorni seguenti al normalizzarsi delle condizioni. Coloro che lavorano all’interno del centro ricevono un compenso giornaliero di 5 Euro per circa un paio di ore di lavoro al giorno. Questi soldi vengono utilizzati per pagare l’ostello che li ospiterà durante la notte, fornendo loro un posto caldo dove dormire e la cena, anche se molti, soprattutto durante la stagione estiva, preferiscono dormire in strada, o nei boschi, perché dicono di sentirsi più al sicuro. Attualmente il Pub viene gestito da un responsabile e due volontari.

Sempre N. 3 MAR 2017_Frontiere.pdf