DIARIO

Filicudi - giorno 3
23/05/2023


Il vino di ieri sera si fa sentire. 

Mi alzo con calma, scrivo qualche pensiero al computer.

La mattina passa veloce, do una mano a pranzo a Villa La Rosa. 

Mangiamo insieme, come sempre. 


Con me ci sono Maya e Sebastiano, oltre ai soliti Stefano e Adelaide.


Maya è ucraina, ha 32 anni. Come è arrivata a Filicudi? 

È la stessa domanda che mi faccio per Sebastiano che ha la stessa età ma è indiano. 


Chiedo qualcosa di loro. 

Sebastiano vive qua da gennaio, dopo diversi anni a Barcellona (quella siciliana, ci ho messo un po’ a capirlo). Lavora qua, come tuttofare. L’ho visto la mattina imbiancare le parete esterne del ristorante, con sempre una cuffia nell’orecchio e parlava fitto al telefono nella sua lingua. 


Parla bene italiano, è gentile.

Maya invece è qui da quasi un anno. 


Scappava dalla guerra e tramite un’amica è arrivata sull’isola. 

Con Adelaide ha un rapporto bello, stretto, intenso. 


Anche lei lavora qui, si occupa di sistemare le stanze, di fare qualche lavoretto necessario e un po’ della sala. 

Pazzesco, a Filicudi ci sono 300 abitanti (forse), ma già ne conosco tantissimi che qua ci sono arrivati, ognuno con una storia.

Conosco anche Emanuele, il giardiniere, è marocchino ma vive qua da 35 anni. 

Bello, veramente. 

Le isole sono sempre state le terre di incontro per eccellenza, eppure mi stupisco di come un indiano, un marocchino, una ucraina possano capire il siciliano stretto che parlano qua. 

A pomeriggio ho voglia di fare due passi. 

Scendo al porto per la direttissima, una mulattiera ripidissima,
incontro Fabri e decidiamo di andare a Capo Graziano: un antico borgo dell’età del bronzo, si vedono ancora le capanne, o almeno i loro perimetri. 

Salire è tosta, ma tira una bella brezza che ci aiuta a non sudare troppo; arriviamo in cima.

Guardando l’orizzonte si vede ovviamente Salina, che è la più vicina, ma anche Lipari, Vulcano e i contorni di Stromboli e Panarea.

Dall’altra parte Alicudi, avvolta in una nuvola.

Ci sono piante di capperi selvatici dappertutto, è ancora tutto fiorito perché anche qui ha piovuto tanto nelle settimane scorse. 


Scendiamo giù, torno a piedi risalendo per la stessa mulattiera verso Villa La Rosa. 

Avevo un appuntamento non confermato con Adelaide per andare a raccogliere i capperi - che qua dicono essere i più buoni in assoluto - ma non è il momento giusto, rimandiamo ai giorni successivi. 

Torno in stanza, mi lavo, è ora di cena. 

La serata è tranquilla, ma la sveglia del giorno successivo è puntata alle 5.15:
andiamo a vedere l’alba a Valdichiesa.