DIARIO

Filicudi - giorno 2
22/05/2023


Mi sveglio alle 7, ho Zucco Grande in testa. 

Non è ancora particolarmente caldo, ma probabilmente lo diventerà durante il giorno. 

Zucco Grande è un villaggio ora abbandonato ma che ha una bella storia. 


Non è difficile arrivare, i sentieri sono tutti ben segnati anche su Maps. In 40 minuti a passo spedito arrivo: a un certo punto, dietro una curva, sbucano delle case arroccate sulla roccia, per lo più distrutte. 


Mi avvicino e scopro che stanno facendo dei lavori, ci sono alcune betoniere e dei sacchi di cemento sparsi in giro, ma non c’è nessuno. 

Non c’è nessuno nemmeno nelle uniche due case sistemate del borgo. 


Alzo lo sguardo sul mare. 


Si vedono solo Salina, Lipari e Vulcano, non è particolarmente limpido, ma che spettacolo! 


A Zucco Grande non c’è acqua né energia elettrica, c’è una pace profonda, ma capisco perché vivere qua sia veramente difficile.


La tradizione racconta che qua c'erano le ragazze più belle di tutta l'isola e che le feste erano sempre molto partecipate. 


Torno indietro, vedo i fiori che non avevo visto all’andata, cosa vuoi pensare davanti alla natura? 


A Villa La Rosa faccio colazione, incontro Oliviero, romagnolo anche lui, che è cittadino dell’Isola dagli anni ’80. Parlo anche con Dario e gli chiedo una foto. Ha una faccia che voglio ricordarmi, scopro dopo che alcuni anni fa è strato uno dei volti di una pubblicità dell’Amaro Montenegro.

 Più conosco le persone più vorrei farmi raccontare tutto, ognuno aggiunge dettagli a una storia che penso di non poter mai conoscere al completo. 

Pranziamo e mi prendo tempo per scrivere il primo racconto della mia permanenza. 

È una fatica, ma penso che prima o poi mi sarà utile. 

Il pomeriggio passa veloce e alle 6 passa a prendermi Fabrizio per una birra al Saloon, a Pecorini.
Non pensavo, ma quella birra sarebbe stata l’inizio di una serata lunghissima, pazzesca. 

Arriviamo al porto, c’è gente. 

Incontro un sacco di belle persone, che tramite i social conoscevo già, ma vederle dal vivo è forte. È come se prendessi consapevolezza che sono davvero qua, dopo mesi di pianificazione, scelte, salti nel vuoto, ce l’ho fatta.

 

Torniamo a Villa La Rosa, ci aspetta una tavola imbandita. Qualche giorno fa è stato il compleanno di Fabrizio, ed è giusto festeggiarlo per bene. Io sono ospite anche di questa situazione, penso di essere veramente fortunato. 


Di Fabrizio vi racconterò bene tutto in un altro momento, perché merita una storia a parte. 


Apriamo due bottiglie di vino buono, ci sediamo a tavola e ci rialziamo due ore dopo primi secondi e torta - una crostata alle pere e pistacchio sfornata da Adelaide - poi Fabri mi chiede se voglio andare con lui. 


Dove? Al cinquantesimo della zia. Andiamo. 


Tre compleanni in un giorno non li avevo mai festeggiati, penso. 


Arriviamo a Serra di Rando, c’è una fila di macchine che riempie la stradina sterrata. 


Il compleanno è una vera festa, arriviamo che la torta è già tagliata, ma ci mettono in mano un pezzo della torta e un bicchiere di spumante. Ci sono bambini, giovani, adulti e anziani, quasi tutti parenti, ritrovo Stefano, il ragazzo che l’anno scorso mi ha portato in giro per l’isola con la barca. Ci fermiamo a chiacchierare, poi guardo dentro casa. No, vabbè. È costruita dentro a una grotta. Il pavimento è piastrellato mentre il soffitto è roccia dipinta di bianco. Vorrei fare delle foto con calma ma non mi sembra il momento giusto, magari ci tornerò. 


Appena esco sul terrazzo vedo un signore sulla settantina, con una bella papalina ricamata a mano in testa. Non è filicudaro, si vede lontano un miglio. 


Fabri mi precede “è Gisbert”. 


Io, Gisbert, lo conosco bene. Ho letto tutto di lui, ho visto video, interviste, fotografie. E me lo sono trovato davanti, senza nemmeno volerlo cercare. 


Gisbert vive sull’isola da ormai 55 anni, da quasi eremita. È tedesco, ex ufficiale della marina, che ha scelto di vivere qua, lontano dalla modernizzazione. Vive in una grotta molto simile a quella della signora, ma ancora più spartana. Non ha gas, luce né acqua, vive secondo i ritmi della natura. Mi avvicino e mi presento, lui mi accoglie bene. Mi dice che “al 50esimo della vicina di casa non poteva non andare”, ma che erano quasi tre anni che non andava ad una festa. Io, dopo una passeggiata, un pranzo, tre compleanni e decine di incontri, sono felice, finalmente.


 Pensavo di annoiarmi a Filicudi, forse nei prossimi giorni. 


Notte. 

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